Le risorse nell’antico Egitto, seconda parte
Le risorse erano anche i metalli. Anche per i metalli Kemet non aveva l’autonomia necessaria; una quantità non eccessiva di rame proveniva dalle miniere del deserto orientale e dal Sinai e sempre nel deserto orientale esistevano miniere di stagno, ma non particolarmente ricche di minerale.L’importazione di metalli, pertanto, era necessaria per fare fronte alla enorme necessità di armi e utensili.
Già verso la metà del terzo millennio AC si cominciò a produrre il bronzo, lega di rame e stagno, che fu il metallo preferito dagli egiziani fino all’epoca tolemaica.
L’Egitto ebbe da prestissimo una classe dirigente numerosa e articolata: dallo scriba più modesto al capace artigiano e poi più su attraverso i funzionari, i sacerdoti e i nobili, fino agli appartenenti alla Famiglia Reale, la relativa agiatezza era diffusa.Per queste classi si importavano, estraevano e lavoravano grandi quantità di beni di lusso.
L’oro considerato Carne degli Dei
Prima di tutto l‘oro ( metallo considerato sacro, in quanto “ Carne degli Dei”, per la sua incorruttibilità), che fu per millenni nella disponibilità esclusiva del Faraone. Questo prezioso metallo e una delle risorse, non aveva di fatto circolazione e non era monetizzabile secondo i nostri criteri moderni; eppure poteva uscire dalla ristrettissima cerchia della Famiglia Reale sotto forma di ricompensa a funzionari o militari meritevoli.
Una parte era destinata ai Templi per il corredo del Dio e per il rivestimento delle immagini sacre, mentre molto veniva impiegato, sempre sotto forma di elargizione del Sovrano, per la decorazione di oggetti funerari, sarcofagi, statue votive e amuleti nascosti nella fasciatura della mummia degli alti funzionari. I corredi ritrovati nelle ( poche) tombe intatte di privati hanno talvolta oggetti in oro o rivestiti da una sottile lamina di questo metallo.
L’oro era presente in misura modesta nel territorio egiziano, ma abbondante in Nubia e nella Terra di Kush ( Bassa Nubia).
L’argento più prezioso dell’oro
Tra le risorse troviamo anche l‘argento che era quasi introvabile a Kemet e veniva importato in minime quantità dall’ Oriente; veniva utilizzato spesso in lega con l’oro per creare l‘Elettro, e in alcuni periodi la sua scarsità lo rese ancor più prezioso dell’oro stesso. L’Elettro rivestiva la cuspide degli obelischi e delle piramidi.
Altra categoria di beni di lusso per uso profilattico ( soprattutto gli unguenti per la protezione della pelle dai raggi solari e degli occhi, continuamente a rischio di oftalmie) o cosmetico, erano gli oli essenziali, le resine per i colori, le resine da fumigazione, il terebinto, l’incenso e molti altri prodotti per la purificazione degli ambienti ed il culto, al punto che gli unguenti ( Merhet) e l’incenso ( Senecer) erano considerati elementi indispensabili delle offerte funerarie.
Le spezie per la sopravvivenza
Non bisogna dimenticare le spezie, necessarie per la conservazione dei cibi e per l’igiene gastrointestinale nel clima torrido del Paese, nonché per la cucina raffinata destinata ai più abbienti.
Si faceva molto uso di pietre dure e semipreziose ( quelle preziose mancarono del tutto durante l’intera storia dell’Egitto Faraonico).
L’Egitto, pertanto, non poteva prescindere da una qualche forma di controllo, di solito di natura diplomatica e commerciale, ma talvolta anche militare, delle terre di provenienza delle risorse indispensabili; nei periodi di pace era comunque costante la protezione delle vie carovaniere attraverso operazioni di polizia contro le tribù di predoni nomadi ( Shasw, ovvero “ Popoli della Sabbia”), la costituzione di presidi fissi a intervalli regolari e la difesa dei pozzi di sosta.
Riguardo all’esercizio della supremazia nei territori di nordest, il Retenu, abbiamo parlato poco sopra, mentre uguale, se non maggiore, impegno era profuso per il profondo sud, la Nubia e il Paese di Kush.
le popolazioni camite
La lotta con le popolazioni camite situate grosso modo negli attuali Sudan e Etiopia accompagnarono tutta la storia plurimillenaria dell’Egitto, alternandosi a periodi di pacifica coesistenza.
Ne scaturì un rapporto intensissimo, ora di ribellioni e di guerre feroci, ora di convivenza, che portò la civilizzazione egiziana a fare breccia nella cultura nubiana, a tal punto, che in epoca tarda, quando l’Egitto cadde sotto la dominazione straniera, proprio i Principi neri nubiani ( XXV Dinastia) mossero da sud per la riscossa. Essi liberarono e riunificarono Kemet, restaurando l’apparato statale secondo i modelli tradizionali e imponendo in modo rigido i modelli valoriali e religiosi dell‘Età Classica.
I persiani
Quando poi i Persiani si reimpadronirono dell’Egitto, intorno al 660AC, i Re Nubiani si ritirarono nelle loro terre e costituirono uno Stato a perfetta imitazione di quello egizio, compresi usi e credenze religiose ( in particolare Amon di Tebe) con capitale Meroe, dove ancor oggi possiamo visitare le loro tombe caratterizzate da piccole piramidi simili a quelle dell’Antico Regno.
Anche se si tratta, in verità, di risorse improprie, bisogna però indicare come la Nubia fornisse all’Egitto un gran numero di soldati.
Salvo che durante il Medio Regno ( XI e XII Dinastia), Kemet non aveva un esercito di leva ma basava gli effettivi di truppa su combattenti di mestiere, per lo più stranieri. Ciò perché la natura agricola dell’economia pretendeva una totale mobilitazione della popolazione, esattamente come per la realizzazione delle opere pubbliche durante la stagione dell’inondazione.Pertanto non esisteva una concreta possibilità di reclutamento e di addestramento di soldati autoctoni.
In particolare gli uomini dalla pelle nera erano considerati valorosi e leali combattenti, abili soprattutto nell’uso dell’arco ( il mito riferiva che un arciere nubiano potesse colpire un coniglio in corsa a 100 cubiti, 52 metri); inoltre di norma costituivano gli effettivi della polizia metropolitana e della Guardia Reale, in virtù del fatto che non avendo rapporti di familiarità o di dipendenza da cittadini egiziani, potessero essere virtualmente imparziali e incorruttibili.