La Religione, l’origine del mondo–
Nella prima parte abbiamo incontrato alcune delle Divinità “ Maggiori”, quelle che, nel loro momento storico e nelle località ove si era sviluppata la loro supremazia, rappresentarono una sorta di Religione di Stato.
Per conoscere alcuni aspetti del culto ci siamo intrufolati di nascosto in un Tempio e, spiando, abbiamo constatato come le celebrazioni di una grande festa religiosa (si trattava di quella chiamata Opet, in onore di Amon di Tebe) riguardassero quasi esclusivamente il Faraone e una ristretta elite di altissimi funzionari e sacerdoti.
Dal Caos Primordiale al Creato
Ora dobbiamo cercare di scoprire chi erano, da dove avevano origine, quali attributi possedessero e come si manifestavano questi Dei.
Come nella costruzione teologica di tutte le Religioni la prima domanda che l’uomo si pone non appena prende coscienza del suo “esistere” è: “ Da dove abbiamo avuto origine, io e il Mondo che mi circonda? Chi ha fatto tutto ciò? Quando e perché?”.
Quella che nella Bibbia si chiama Genesi, nell’Antico Egitto viene chiamata dagli studiosi Cosmogonia ( anzi Cosmogonie, perché ce ne sono diverse), ma si tratta sempre, comunque, di dare una risposta a quella domanda, e di raccontare gli eventi dai quali la realtà conosciuta ebbe origine.
Il “ Nulla”, nella concezione egizia, non è proprio un vuoto cosmico, come in altre dottrine, ma una sorta di Oceano Primordiale, di Universo liquido e indistinto che nasconde forze caotiche e scomposte chiamato “ Nun”.
Il Demiurgo, il Dio Creatore ( o gli Dei secondo la particolare Cosmogonia) è colui che emergerà da questo nulla liquido e attraverso artifizi soprannaturali darà inizio al Creato, alla Natura, agli Esseri Animati e ai Princìpi Ordinatori che dovranno regolare e mantenere stabile questo nuovo Mondo dei Viventi ( Ankhw).
Il Mondo e gli Dei non sono garantiti per l’eternità senza la Stabilità
Gli uomini, attraverso le strutture e le gerarchie stabilite dalle Divinità Originarie, e osservando il rigoroso rispetto dei Princìpi ( la MAAT, vedi il precedente articolo su Sa N Hat) dovranno garantire il fragile equilibrio su cui si regge il Creato, e evitare il temuto ritorno al Caos indeterminato del Nun.
La costruzione divina, quindi, non è concepita per essere stabile e immutabile per l’eternità, ma necessita di una continua tensione etica e pratica per perpetuarsi nel tempo infinito.
Tre racconti dell’Origine
Le Cosmogonie che divennero la pietra angolare della Religione Egizia furono in sostanza tre, tutte ancorate a una precisa collocazione territoriale e culturale, ma, nel trascorrere dei secoli e dei millenni, andarono modificandosi e intrecciandosi tra loro, per assumere una valenza più universale e per tentare di risolvere le contraddizioni che il processo di sincretismo avrebbe inevitabilmente evidenziato.
Nel particolare i nuclei primigenii che originarono queste teologie ebbero sede in tre regioni le cui capitali erano: Iunu ( dai greci chiamata Eliopoli) nel Basso Egitto, Delta Orientale; Khemno ( dai greci chiamata Ermopoli) nel Medio Egitto; Menfi nel Basso Egitto appena a sud del ramificarsi del Delta.
La Cosmogonia Eliopolitana, strettamente legata al culto solare, primeggiò durante tutta la storia egizia, pur evolvendosi in molteplici evoluzioni, e attribuì il Principio Originale ad Atum.
Questi altro non era che una primordiale Divinità Solare che, nei millenni successivi, ebbe molti altri nomi e attributi, tra i quali, importantissimi, Ra, Aton e, in parte, Horus.
Atum, autogeneratosi dal Nun, mencava della controparte femminile e pertanto usò la propria saliva per generare la prima coppia di Dei: la femmina Tefnut, il principio umido, e il maschio Shw il principio asciutto ossia l’atmosfera.
A loro volta questi dettero vita a una coppia di discendenti: Nut, il Cielo con le Stelle e Geb, la Terra. Da loro naquero quattro fratelli: Osiride e Seth, maschi e Iside con Nefti, femmine.
La cosmogonia Menfita, invece, attribuiva l’origine del Creato al Dio Ptah, emerso anch’egli per autogenerazione dalle acque primordiali su una isoletta sabbiosa spuntata prodigiosamente.
Questo Demiurgo attraverso il potere del cuore ( per gli antichi egizi sede del pensiero) e la potenza della parola creò otto aspetti di sé che provvidero alla Creazione: di tutti gli altri Dei, degli uomini (modellati con la creta dal suo aiutante Khnum su un tornio da vasaio) e, addirittura, delle singole province arcaiche ( Nomi, con voce greca).
La Cosmogonia Ermopolitana descrive anch’essa l’Origine con la miracolosa apparizione di una collinetta di sabbia tra le acque del Nilo dove, altrettanto prodigiosamente, si autogenerarono otto Divinità, quattro con testa di rana e quattro con testa di serpente ( chiamata appunto “ Ogdoade Ermopolitana”).
E’ a questo consesso di otto Dei che si doveva tutta la realtà: la Terra ( in primis Kemet, l’Egitto), gli altri Dei e gli uomini.
Sincretismo e specificità dei Culti Regionali
Possiamo notare come fra la teologia menfita e quella ermopolitana ci fosse già in origine una parte di compatibilità, ma comunque, lo sviluppo del Credo Religioso nella storia egizia ha almeno due aspetti assolutamente originali.
Il primo riguarda l’identità delle scuole teologiche che restò saldamente ancorata alle città di appartenenza; in altre parole si trattò di vere Città Sante, dotate di santuari autonomi, di un clero specifico, di beni e proprietà ecclesiastiche esclusive nonché ambite mete di pellegrinaggio da tutto il Paese.
Il secondo, invece, è molto più politico e pratico in quanto la necessità ( e/o la spinta spirituale, per coloro che vogliono tenerne conto) di addivenire a un Credo universale, onnicomprensivo e condiviso in tutto Kemet, portò nel tempo a evolvere le teorie intrecciandole, scambiandole e rivedendo i ruoli di molte Divinità.
Spesso queste ultime si trovarono a condividere o a sovrapporre origine, destini, compiti e indole con altre appartenenti a diverse scuole religiose.
Nel lungo percorso della Civiltà Egizia le diverse strutture religiose appartenenti alle principali cosmogonie convissero quasi sempre in armonia fra loro pur mantenendo la specificità spirituale di appartenenza.
Le Città Sante, come Eliopoli, ad esempio, divennero meta di pellegrinaggio da parte dei cittadini di tutto il paese e centro di divinazione e benedizione per le attività da intraprendere.
Rivoluzione, Eresia, Estasi Spirituale o conflitto senza possibilità di composizione?
Fa eccezione, tuttavia, il duro conflitto che vide il Clero Eliopolitano contrapposto a quello Tebano del Dio Amon durante la travolgente riforma religiosa e politica del Faraone Amenhotep IV che cambiò poi il suo nome in Akhenaton ( colui che è utile all’Aton).
Questo Sovrano si scontrò duramente col Clero Tebano che aveva raggiunto un livello di potere e di ricchezza talmente esorbitante da condizionare e ricattare il Faraone e la struttura “ laica “ dello Stato.
Dichiarò falso e fuorilegge il culto di Amon di Tebe, annullò tutte le cariche ecclesiastiche e civili del suo clero, abbandonò la capitale dinastica per una nuova città appositamente costruita e consacrata al Dio Aton, e si proclamò unico sacerdote e celebrante ( insieme alla moglie, la Regina Nefertiti) del nuovo Dio.
Aton, che traeva le sue origini dagli antichissimi culti solari, come quello di Atum, altro non era che la forma più elementare e sintetica del Sole: un disco luminoso che, con i suoi raggi dotati di mani, distribuiva la vita imponendo al volto degli umani il magico simbolo della vita ( Ankh).
La sua Teologia lo eleggeva a Divinità unica e universale, in una sorta di monoteismo imperfetto che dichiarava falsi e fuorilegge tutti gli altri Dei dello spropositato pantheon egizio.
Sopravvissero alcune eccezioni riguardanti Divinità di carattere per lo più astratto, e riferite piuttosto che a Dei personalizzati a Princìpi etico/sociali ( per esempio Maat, sintesi metaforica della ” Giustizia”).
In questo frammento effimero della storia di Kemet il Clero Eliopolitano, che per parte sua mal sopportava la sproporzione di privilegi di cui godeva lo strapotente Clero Tebano, appoggiò la Riforma Atoniana ( dopotutto Aton derivava quasi completamente dalla tradizione religiosa solare, di cui Eliopoli era Santuario), restando quindi inizialmente escluso dalla dura estirpazione iconoclastica che toccò alle altre scuole religiose.
Restaurazione
La Riforma di Akhenaton non sopravvisse alla sua morte avvenuta dopo solo 17 anni di regno e le vecchie caste sacerdotali, soprattutto quella di Amon a Tebe, ebbero parziale riscossa durante un quindicennio di politiche restauratrici ( regni di Tutankhamon e di Ay), per poi conquistare il definitivo ritorno al primato durante il regno saggio e lungimirante del Faraone Horemeb:
Purtuttavia la rivoluzione atoniana lasciò in eredità ai posteri una piccola vittoria politica: il clero tebano di Amon non tornò più al potere invadente e tracotante della prima parte della XVIII dinastia e la carica ( più politica che spirituale) di “ Primo Profeta di Amon” fu abolita.
Il Clero Tebano tornò al primato politico durante la XXI Dinastia quando, poco prima del 1000 AC, il potere centrale si affievolì e i Grandi Sacerdoti di Amon si attribuirono l’effettivo governo dell’Alto Egitto, pur dichiarandosi formalmente sottoposti all’autorità del Faraone, e talvolta rappresentandosi con i titoli e le prerogative di veri sovrani.