Il Senso del Tempo e l’Anima di una Civiltà Seconda Parte

Il progresso tecnologico, invece, fu molto più lento e rilassato.
L’Egitto, perennemente in ritardo rispetto alle nazioni contemporanee nella metallurgia, era nel Neolitico quando in Mesopotamia fioriva la Civiltà del Rame, nell’Età del Rame quando altrove trionfava il Bronzo e approdò a questo metallo quando ormai altrove nasceva l‘Età del Ferro.

Nell’Età del Bronzo l’Egitto rimase poi per quasi tutta la sua storia anche quando conobbe il nuovo metallo, del quale fece uso scarsissimo e, per lo più, dedicato ad oggetti minuscoli e di uso voluttuario piuttosto che pratico.

pugnale in ferro meteoritico
Pugnale rituale con lama in ferro meteoritico appartenuto a Tutankhamon

Potrebbe apparire paradossale che una civiltà che aveva fatto del pragmatismo e dell’efficacia la sua eccellenza, meritandosi senza dubbio il primato dell’efficienza fra i popoli coevi, restasse così in ritardo nell’evoluzione metallurgica.

In realtà le cause di questo lento progredire furono molteplici: la ridotta necessità di avere armi più efficaci per via del basso pericolo di guerre ed invasioni; la facilità nella coltivazione poiché il regime annuale delle piene del Nilo consentiva di lavorare la terra su fango umido e morbido; la possibilità di sopperire alla minore efficienza degli utensili con la disponibilità di una mano d’opera numerosa e ben organizzata; l’indole innata che portava ad affidarsi alle tradizioni come a un paradigma di perfezione senza anelare a cambiamenti sostanziosi e repentini.

Qui bisogna subito fare un distinguo: Kemet non disdegnava affatto le scienze, anzi, le teneva in gran conto e ne promuoveva lo studio, ma l’interesse primario era la salvaguardia della tradizione e della stabilità .

Pilastro Djed
Amuleto Pilastro Djed simbolo della Stabilità


Il Paese viveva di agricoltura, organizzata e diretta dai Funzionari dello Stato o dei Templi, quindi gli agronomi, gli esperti di idraulica, di botanica e di allevamento del bestiame erano molti, selezionati e fortemente competenti.

Ciò che non era agricoltura era scienza delle costruzioni; l’Egitto fu il paradiso degli architetti, dei geometri, dei geologi esperti di materiali, dei capisquadra, perché quando la forza lavoro era libera dalle fatiche dei campi doveva guadagnarsi il pane costruendo…..non importa che: palazzi, Templi, monumenti, obelischi, statue colossali, Sfingi, viali processionali, tombe e anche tutto quanto sto dimenticando.

L’aritmetica e la matematica, per uno Stato di burocrati implacabili e contabili indefessi, erano alla base dell’ordine delle cose, ma gli Egizi non ne approfondirono lo studio al di là delle pure esigenze pratiche di calcolo e progettazione; avevano inventato una specie di Teorema di Pitagora ante litteram che arrivava al giusto risultato con una approssimazione infinitesima, e dopotutto per ristabilire i confini dei campi dopo ogni piena, bisognava misurare e calcolare aree e distanze.

Papiro Rhind
Esercizi di geometria sal Papiro Rhind

Per costruire, poi, bisognava valutare volumi e carico delle strutture, e per pianificare il sistema fiscale e di immagazzinamento delle scorte bisognava essere esperti di logistica e di ragioneria; da alcuni documenti si può anche ritenere che avessero la padronanza di una sorta di Algebra embrionale.E’ quindi evidente come l’Egitto non desse molto peso alla speculazione teorica e non tenesse in gran conto il pensiero astratto, privo di una finalità di pura e immediata utilità.

L‘Arte, il cui scopo aveva una precisa destinazione di tipo religioso, celebrativo e magico di cui parleremo in una capitolo apposito, seppe raggiungere traguardi immensi e al tempo stesso produrre opere di assoluta mediocrità o di pedissequa maniera.

Cofanetto di Tutankhamon
Cofanetto portagioie, il coperchio rappresenta il cartiglio con il nome di Tutankhamon


Il fatto è che Kemet non riconobbe mai la figura dell’”Artista” per come lo intendiamo noi, ovvero un personaggio capace di produrre opere originali e libero di esprimersi secondo il suo talento per il puro piacere di chi avrebbe posseduto od ammirato le sue creazioni.

La pittura, la scultura,l’ebanisteria erano solo opera di “artigiani”, che eseguivano i lavori commissionati senza che il risultato, talvolta sublime, portasse loro fama individuale od onore; il compenso era semplicemente un salario. Il massimo cui poteva contare un artigiano dalle mani fatate era la possibilità di eseguire anche lavori per committenti privati, da svolgere durante il tempo libero per integrare lecitamente il comune stipendio.

Credo che in tutta la durata della civiltà egizia non arrivi alle dita di una mano il numero delle citazioni nominative di “artisti”, e non risulta che le loro opere fossero mai firmate o contrassegnate in modo di poterne risalire all’autore.

Per quanto attiene alla Letteratura, che fu importantissima e multiforme parte della Cultura Antico Egiziana, si tratta di un argomento talmente vasto da meritare di essere affrontato più avanti, in una sezione dedicata unitamente all’analisi della lingua e della scrittura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.