Il Primo Periodo intermedio 2200/2040 AC circa
L’Egitto nell’angoscia. La definizione di “ Primo Periodo Intermedio” è, di per sé, priva di un vero significato storiografico in quanto il cammino della Civiltà Egizia non ebbe una vera cesura come suggerirebbe la parola.
Ciò che in effetti si rivelò un vero trauma politico-sociale nell’intervallo fra l’Antico e il Medio Regno, fu la disgregazione dell’unità fra le “ Due Terre” e la frammentazione del potere in diversi territori in competizione fra loro e dominati da ex Nomarchi (Governatori di Province chiamate con voce greca Nomi o Nomoi), che si attribuirono nomi, simboli e titolatura reale.
La divisione manetoniana in “Dinastie” non deve trarci in inganno perché non sempre la sequenza numerica come Prima, Seconda, Terza Dinastia ecc. ha una precisa corrispondenza cronologica.
La frammentazione
Nei periodi nei quali il potere centrale perse il controllo di tutto il Paese, diverse Dinastie regnarono contemporaneamente (la VII, VIII, IX, X durante il Primo Periodo Intermedio) costituendo Reami e Principati, a volte effimeri, corrispondenti più o meno alle diverse aree etnico/culturali che convivevano lungo il Nilo sin dall’Età Predinastica.
Nella precedente presentazione della Sesta Dinastia, si è accennato alla perdita di efficacia dell’autorità del Faraone e alla sua inevitabile conseguenza: lo sfaldamento dell’organizzazione centrale dello Stato avviato al collasso verso una sorta di anarchia feudale.
Già sappiamo come le caratteristiche geografiche e etniche di Kemet lo rendessero strettamente dipendente da una efficace e onnipresente Amministrazione cui spettava la gestione delle acque dell’inondazione, l’inquadramento della popolazione nei grandi lavori agricoli o pubblici e l’applicazione di un rigido sistema fiscale che garantisse l’accumulo e la ridistribuzione delle risorse
Il buon funzionamento di questo apparato tracciava lo spartiacque fra un diffuso benessere e la carestia.
Declino e povertà
La ricostruzione di questi quasi due secoli di anarchia feudale e di disordine sociale non è chiara e lineare come per i periodi di stabilità, anche se documenti e reperti, sia pure meno numerosi, non mancano.
La frammentazione dei centri di potere e la mancanza di una gestione razionale e organica delle risorse impoverì il Paese al punto che cessarono quasi del tutto gli scambi con l’estero e il livello qualitativo dell’edilizia (anche funeraria), dell’arte e dei prodotti artigianali scadde in modo significativo.
I documenti del malessere
Probabilmente la gran parte della popolazione, quella più povera, analfabeta e strettamente legata al lavoro dei campi, ebbe modo di percepire solo vagamente la decadenza dello Stato, poiché tutte le tradizioni, i valori religiosi, le credenze restarono sempre nel solco consolidato del patrimonio culturale ormai universalmente condiviso; dopotutto si trattava di persone da sempre avvezze all’alternanza fra periodi di abbondanza, di ristrettezza o di carestia a seconda dei flussi delle piene del Nilo.
Eppure tra i documenti arrivati fino a noi sono numerosi i riferimenti ad una situazione di disordine sfociata in rivolte, anche sanguinose, guerra civile, fame, delitti e ribaltamento della piramide sociale.
Si tratta di una originale famiglia letteraria che si divide in due filoni principali: le “ Lamentazioni” e gli “ Ammonimenti”.
Se ricordiamo come la “ Stabilità” avesse sino ad allora rappresentato un valore assoluto, una pietra angolare del sistema Paese, nella sua accezione di garanzia dell’ordinato equilibrio fra il mondo degli umani e il progetto degli Dei, ci sarà facile comprendere con quanto sgomento e disperazione i ceti più alti, alfabetizzati, colti e relativamente benestanti, subissero il ribaltamento dei valori, con la conseguente perdita della sicurezza e dei privilegi.
Entrambi i gruppi dei testi hanno comunque la stessa matrice: esplicita denuncia diretta del sovvertimento economico e sociale con la descrizione drammatica e esacerbata dello stato di caos e di precarietà nelle “Lamentazioni” e, invece, inespressa ma implicita conferma della stessa situazione negli “ Ammonimenti”.
Questi ultimi invitano in forma esortativa, attraverso una serie di prescrizioni e consigli ( di solito da un padre verso il figlio ma a volte anche impersonali e anonimamente rivolti a ogni individuo), a conformare i comportamenti nel senso del rispetto e del ripristino dei valori consolidati della Civiltà Egizia.
Nell’analisi di questi testi spicca un aspetto che abbiamo già evidenziato negli articoli precedenti ma che non dobbiamo mai trascurare, e cioè la presenza nel coacervo dei principi etici, di una forte dose di conformismo e di opportunistica subordinazione a ogni manifestazione dell’autorità.
Non dobbiamo, quindi, farci fuorviare dalla nostra moderna sensibilità che fa una netta distinzione fra i comportamenti che chiamiamo “ Etici”, forti di una grande componente astratta, spirituale e solidaristica e quelli che, più prosaicamente, riguardano l’osservanza dell’ordinamento sociale e civile nel suo aspetto politico.
In altre parole dobbiamo sempre ricordare che le antiche civiltà si svilupparono e progredirono tra i 4 e i 5 millenni prima di noi, in un mondo dove la sola speranza di pura sopravvivenza era di per sé il massimo cui un individuo potesse aspirare.
La Stabilità è figlia dell’Unificazione
Per l’Egitto, in particolare, l’origine di una Civiltà che durò oltre tremila anni coincise con un evento per nulla scontato: l’Unificazione.
Questo passaggio storico fu interpretato dagli antichi egizi come la naturale espressione tangibile dell’ordine cosmico voluto dagli Dei quando fecero emergere Kemet dal Caos Primordiale, e si fece addirittura mito nella più significativa degli epiteti regali: “ Neb Tawy”, Signore delle Due Terre.
Per un Paese che poteva vivere e prosperare solo preservando l’unità culturale, politica, organizzativa, economica e militare, il principio irrinunciabile era la “ Stabilità”.
Da questa esigenza vitale derivarono in linea retta una serie di capisaldi: la natura semidivina del Faraone, la sua autorità indiscussa, il rispetto delle istituzioni del potere ( e quindi dei ceti che questo potere amministravano), la fiducia aprioristica verso le regole sociali, qualunque esse fossero e la conformità a Maat, il principio basilare di “ Giustizia” che tutti questi capisaldi comprendeva.
Sgomento e disperazione
Scrive un notabile decaduto di nome Ipw-Wr, nelle sue celeberrime “Lamentazioni” ( cito fra le molte pagine del testo più completo a noi pervenuto in una copia postuma del “ Nuovo Regno”, il papiro Leida,-):
“ ….le tribù del deserto sono diventate egiziane dovunque…”
“……davvero il Nilo trabocca, ma non c’é chi coltiva per lui; ognuno dice: non sappiamo cosa avverrà nel Paese”…..
“ davvero i poveri sono diventati padroni delle ricchezze: chi non poteva farsi i sandali è padrone di tesori…”
“……davvero i cuori sono violenti, la peste è nel Paese, sangue è dovunque…..”
“……davvero molti morti sono sepolti nel Fiume, la corrente è un sepolcro, il luogo di imbalsamazione è divenuto corrente…”
“……davvero il Fiume è sangue, se si beve da esso si ritira dagli uomini, sicché si ha sete di acqua….”
“……davvero il figlio di un nobile non lo si riconosce: il figlio della sua padrona è divenuto il figlio della sua serva…”
“ ….davvero oro, lapislazzuli, argento, malachite, cornalina e ametista sono appesi al collo delle serve…”
“…….ricchezza è nel paese, ma le padrone di casa dicono: oh, se avessi qualcosa da mangiare.…”
“……davvero grandi e piccini dicono : voglio morire, e i più piccoli ribadiscono: non dovrebbe esistere, riguardo alla vita…”
“……si porta via il cibo dalla bocca dei porci e, per la fame, non si dice: questo è più adatto a te che a me….”
“……ecco, i proprietari delle tombe ( i defunti sepolti ) sono portati fuori e buttati sul terreno. Chi non poteva farsi una cassa ora possiede una tomba….
“……davvero i funzionari sono uccisi, i loro scritti sono portati via….”
Consigli per il buon Governo e la Restaurazione
Un illuminante esempio dei testi di “ Ammonimento” è invece “L’insegnamento per Merikara”, tramandato come esortazione del Faraone Khety II al figlio Merikara perché al momento di succedergli sul trono si impegni al rispetto, al consolidamento e alla restaurazione dei valori tradizionali.
Questi due Re appartennero alla X Dinastia, Herakleopolitana, che durò quasi un secolo e fu quindi la meno precaria ed effimera di quelle del Primo Periodo Intermedio.
Anche di questo documento citerò alcuni passi:
“……E’ fango il creatore di parole; scaccialo, uccidilo, spazza via il suo nome, annienta i suoi congiunti e i suoi amici che lo supportano….”
“ Il turbolento è la ribellione per i cittadini, perchè si fa dei partigiani fra i giovani…”
“……una folla che si ribella gli si mette fine con del cibo…quando la moltitudine è irata la si indirizzi al granaio….”
“…..sii mite quando punisci…..”
“ ….attieniti alla parola di Dio, sicché la gente dica, anche se non sei presente,che tu punisci secondo la sua colpa…”
”……la grandezza dell’uomo è il suo buon carattere, miserabile è la disgrazia del furioso...”
“ sii equo nella tua casa, sicché ti rispettino i nobili che sono sulla terra….”
“ consola chi piange, non opprimere una vedova, non scacciare un uomo dalla proprietà di suo padre, non privare i grandi dei loro posti, guardati dal punire ingiustamente…”
“ non giustiziare se non è veramente utile ( necessario) ma punisci con battiture e prigionia….”
“ le azioni dell’uomo sono poste accanto a lui nella tomba…”
“ non fare differenza fra il figlio di un nobile ed un cittadino comune, ma solleva fino a te ( fai avanzare in carriera) l’uomo in virtù delle sue azioni e dei suoi meriti…..”
Per quanto riguarda le “ Lamentazioni “ di Ipw Wr bisogna sottolineare che le invettive astiose sono esaltate dall’intento di drammatizzare ed esagerare gli eventi e le loro conseguenze; dopotutto si tratta di un notabile che avendo vissuto i suoi privilegi come una realtà dovuta ed immutabile, non si rassegna a perderne neppure una parte.
Nel più composto documento di “Ammonimento”, una sorta di manuale di comportamento per il perfetto regnante, stride invece, ai nostri occhi di contemporanei, la strana convivenza, priva di distinguo, fra raccomandazioni di assoluto valore umano e sociale con ciniche considerazioni di pura utilità politica.
La geografia torna al Periodo Predinastico
Tornando al tema della situazione dell’Egitto durante questo oscuro momento della sua storia, possiamo affermare dai documenti e dai ritrovamenti archeologici che il disordine politico provocò il frazionamento del potere centrale in almeno tre diverse Capitali: Erakleopolis nel Basso Egitto, Hermopolis/Assiut nel Medio Egitto e Tebe nell’Alto Egitto, spesso in conflitto armato fra loro e comunque con la regione orientale del Delta del Nilo, non controllata dai Re Herakleopolitani, alla mercè di tribù nomadi penetrate dalle regioni del Retenu.
Nonostante le ombre e le sofferenze di questo lungo intermezzo ,la gente egiziana continuò a vivere con le sue tradizioni e nei solco dei suoi principi; la religione, il culto dei defunti, i tradizionali festeggiamenti e il sistema sociale basato su una forza lavoro disciplinata e sostentata attraverso un sistema salariale che garantiva la sussistenza attraverso il lavoro.
Tutto questo, pur con qualche contraccolpo, incertezza e discontinuità non venne mai veramente meno.
Molto di quello che possiamo conoscere di quegli anni ci viene dai testi inscritti nelle tombe, da una miriade di Stele Funerarie e da una vasta letteratura che presto andremo a scoprire negli articoli che seguiranno.
Verso la seconda Rinascita
Quando una Dinastia di Re tebani, energici e combattivi, si lanciò in una lunga e faticosa riscossa che in alcuni decenni riportò Kemet ai fulgori di un tempo, anche il doloroso corso del Primo Periodo Intermedio ebbe finalmente termine.
Si trattava della XI Dinastia, la stirpe dei coraggiosi Re di nome Antef e Momtuhotep, che spalancò le porte all’irrompere dello splendore politico, artistico e letterario che si affermò con la XII Dinastia.
Nasceva allora Il “Medio Regno”, un paio di secoli di straordinario equilibrio, al punto che oggi viene anche citato come “ l’Egitto Classico“.
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