Il clima della regione, durante i diecimila anni che hanno separato la fine del mesolitico dalla nascita di Cristo, si andava lentamente modificando: quello che oggi è deserto, nel nono millennio AC aveva ancora residui della regione verde e lussureggiante dei tempi più antichi. Al posto della sabbia, le savane e anche alcune praterie, e sugli altopiani rocciosi, macchia e arbusti. Ma la desertificazione avanzava inesorabile, millennio dopo millennio e verso il 4000 AC il paesaggio già iniziava ad assumere l’aspetto che oggi conosciamo.
Durante il quinto e quarto millennio il territorio era abitato da una moltitudine di tribù e di etnie che nel passaggio dal neolitico alla prima età del bronzo avevano sviluppato numerose civiltà locali.
Queste popolazioni vivevano ancora in compagnia con gli ultimi animali africani che stavano soccombendo alla incombente siccità.
Non mancavano elefanti, leoni, bufali, giraffe, iene, molte specie di gazzelle e molte altre razze che, all’alba dello Stato Faraonico ( + o – 3000 AC), erano ormai scomparsi. I graffiti rupestri neolitici, le sculture funerarie più antiche, gli oggetti di corredo, le tavolozze per cosmesi ( non si trattava solo di cosmetica ornamentale ma soprattutto igienica) accostavano ad animali mitici e di fantasia anche la raffigurazione di questi animali, dei quali in epoca storica resisteva solo la memoria o qualche raro esemplare arrivato dall’Africa profonda come oggetto di lusso e curiosità risultante da scambi commerciali o da doni diplomatici, come succede ancora nei nostri Zoo.
Famosa la Tavolozza di Narmer, ritrovata intatta, che rappresenta il Re Narmer , unificatore dell’Egitto, nell’atto simbolico di abbattere i nemici di Kemet e, nel verso, animali di fantasia.
Poiché il nostro scopo non è quello di fare una approfondita analisi del periodo “ Protostorico” o “ Predinastico”, secondo la definizione che preferite, tralasceremo ogni digressione riguardo alle varie suddivisioni e catalogazioni che archeologi e storici hanno compiuto attraverso lo studio comparato dei reperti.
Popoli nilotici
Quello che ci interessa è sapere che i popoli nilotici ( o dell’area di prossimità) avevano origini, abitudini, lingua e cultura differenti. Dobbiamo sapere che l’avanzare del deserto aveva provocato una lenta ma inarrestabile migrazione verso i territori prossimi al fiume che garantiva una irrigazione sufficiente all’esistenza della vegetazione.
Il cammino dell’umanità anche per questi nostri antenati passava attraverso passaggi successivi: dal nomadismo predatorio ( caccia ) al nomadismo pastorizio affiancato, man mano, dalla raccolta occasionale di risorse vegetali non coltivate.
Nel quarto millennio, in particolare, incomincia a svilupparsi una forma primitiva di agricoltura che, passo passo, si evolve insieme con l’allevamento stanziale del bestiame e l’organizzazione delle risorse idriche a scopo di irrigazione.
Le lingue sono differenti, agli esordi, e, quando l’Antico Egiziano sarà ormai l’idioma universale del Paese conterrà tutti gli influssi che lo costituirono.
L’organizzazione degli stanziamenti, man mano che si passa da poche decine di unità ( di norma una sola famiglia, alle origini) alle centinaia, incomincia a incentrarsi sul villaggio, accentuando la vocazione stanziale. Il capo della piccola tribù familiare non è più sufficiente a gestire un agglomerato di più famiglie e la comunità deve affidarsi a uno “ Chiefdom”, ossia un capo scelto fra tutti i pretendenti ( magari attraverso forme di competizione) che ricopre l’autorità nell’interesse di tutti i componenti e non trasmette un diritto ereditario alla carica.
Quando si scoprì il vantaggio che derivava, in termini di sicurezza e di maggior sfruttamento delle risorse, dall’allargamento della comunità a più villaggi e dallo sfruttamento di aree più estese, i singoli “ Chiefdom” dovettero accettare la necessità di rispondere a un’autorità di grado maggiore della loro.
l’unificazione politica amministrativa
Quando fu raggiunto questo stato evolutivo della Società, di fatto l’Egitto fu maturo per il passo successivo: l’unificazione politica e amministrativa delle due anime di cui era costituito; il Sud, che chiamiamo convenzionalmente “ Alto Egitto” e il Nord a sua volta chiamato “ Basso Egitto”.
I due territori avevano caratteristiche, natura e etnie molto differenti fra loro: l’Alto Egitto era costituito da una sottile striscia coltivabile lungo il corso del fiume ( da alcune centinaia di metri a pochi chilometri, secondo il tratto) fiancheggiata da deserto a est e a ovest;
il Nilo scorreva veloce incuneandosi anche in stretti passaggi scavati nei milioni di anni fra montagne di bianco calcare o rossa arenaria, mentre il Basso Egitto era di fatto la grande pianura del Delta che, prima di riversarsi nel Mediterraneo, si diramava e si allargava in alcuni bracci principali con una fitta rete di canali, fossi, rigagnoli che mantenevano i terreni perennemente irrigati e quindi verdeggianti e fertili.
Le popolazioni del Nord erano di stanziamento più antico, date le caratteristiche del territorio che dava stabili risorse per tutto l’anno, mentre quelle del Sud erano il risultato di un lento e inarrestabile spostamento verso il Nilo di popolazioni spinte dall’avanzamento della desertificazione.
La possibilità di trarre risorse alimentari per le persone e per gli animali era chiaramente meno problematica nelle verdi pianure del Delta, mentre i più sfortunati migranti dell’Alto Egitto dovevano lottare duramente per conservare il minimo indispensabile di acqua irrigua necessario al sostentamento.
Giorgio Venturini