Dall’apice al declino

Come abbiamo visto nei precedenti articoli, sin dalla Terza Dinastia la classe nobile si fa sempre più numerosa e potente e, in parallelo, cresce una “borghesia” composta di alti funzionari amministrativi, architetti, medici, sacerdoti. Tutte queste categorie conquistano via via una serie di nuovi privilegi il più significativo dei quali è il diritto di accedere alla vita ultraterrena ( in origine riservata al solo Faraone e alla sua famiglia).

La conquista dell’Aldilà

La concessione della tomba da parte del Faraone, è condizione vincolante e indispensabile, ma sempre di più l’organizzazione del culto postumo, del corredo funerario e della mummificazione ( il corpo deve preservarsi integro anche nella vita ultraterrena), diventano onere e appannaggio dell’individuo e della sua famiglia.

Reperti della Tomba degli Ignoti, Museo Egizio di Torino. Fu chiamata così perché priva di ogni scritta e persino dei nomi dei defunti ( salvo un conciso inventario apposto sulla cassetta della biancheria). V Dinastia 2400 AC +/-
Mummia dalla Tomba degli ignoti. La particolarità è la bendatura degli arti liberi, non frequente e usata solo nell’Antico Regno. Museo Egizio di Torino
Mummia appartenente a un gruppo di tre sorelle, XXV Dinastia VII Secolo AC. Bendatura integrale di tipo Osiriforme su corpo supino e braccia sul petto o lungo i fianchi. Museo Egizio di Torino

Verso la fine del terzo millennio AC la “ democratizzazione” del diritto alla vita oltre la morte condurrà ceti sempre più modesti della popolazione a eseguire pratiche, riti e tumulazioni ad imitazione di quelle, ben più costose e imponenti, delle classi privilegiate.

Tomba del Sacerdote Wathy. Regno del faraone Neferikara, V Dinastia. La tomba è stata scoperta nel 2018 a Saqqara.

La classe dirigente

Un Paese che si sviluppa per oltre 1000 chilometri dai margini dell’Africa Nera al Mediterraneo, necessita di una imponente struttura burocratica che ne garantisca il controllo e lo sviluppo ordinato, costituita da persone che hanno i poteri per delega faraonica o per il tramite del Visir competente. Questi funzionari sono scelti con criteri meritocratici e la carica è a tempo o, al massimo, vitalizia.

Il Visir Ptahotep V Dinastia
Dalla Tomba del Visir Ptahotep. Due Statue ” Corpo di Ricambio” con parrucca differente secondo la moda del tempo.

Ma l’esercizio del potere, alla lunga, diventa un privilegio cui è sempre più difficile rinunciare, allora come oggi, e anche a Kemet i notabili si radicano progressivamente nei loro piccoli feudi.

Si tratta di un processo inevitabile, connaturato all’essenza dell’uomo, e solo la ferma volontà del Faraone può opporvisi con efficacia: egli deve controllare con pugno di ferro che non si verifichino abusi di potere, malversazioni, insubordinazioni o pretese ereditarie.

Sfarzo e opulenza

Certo è che, già nella Quinta Dinastia, si può vedere che le tombe dei notabili sono sempre più grandi e ricche, le dotazioni funerarie opulente e che i titoli degli alti personaggi si moltiplicano in numero e magniloquenza.

Tomba di Mereruka, la falsa porta. Mereruka fu altissimo dignitario e Visir sotto il Faraone Teti, VI Dinastia
Pianta della enorme Mastaba di Mereruka.

Tomba di Mehu. Anche Mehu ricoprì la carica di Visir sotto Teti, VI Dinastia

La Funzione Pubblica, responsabilità e privilegio

Il Faraone si trova in una condizione non facile! In un mondo nel quale ( 45 secoli fa circa) la tecnologia rendeva il controllo del territorio impresa improba, e le comunicazioni viaggiavano a pochi chilometri orari, il Sovrano aveva assoluta necessità di uno stuolo di funzionari e nobili delegati che gestissero in suo nome una infinità di cose: la giustizia, la scrupolosa raccolta delle imposte, lo stoccaggio delle scorte e la loro conservazione, la distribuzione dei salari, lo svolgimento delle opere pubbliche, i censimenti degli uomini e degli animali su base biennale, l’ordine pubblico, l’esercito e molte cose ancora.

I notabili, per parte loro, si trovavano nella condizione di esercitare un potere vasto, spesso non rigidamente codificato e, soprattutto, difficilmente controllabile da parte della Corona.

La situazione era sfociata in un cerchio dove il serpente divorava la propria coda. Il Faraone aveva una necessità vitale della vasta macchina del potere e dell’amministrazione e i detentori del governo periferico, per parte loro, si rendevano sempre più conto della loro forza.

L’incarico che un tempo era un privilegio emanato da Palazzo e sempre a rischio di revoca, diventava col tempo un diritto acquisito.

Solo un Faraone di grande personalità, un uomo dal grande carisma, un Re energico e assertivo poteva riuscire nella difficile impresa di garantire l’efficienza dello Stato attraverso i suoi delegati, esperti e buoni conoscitori dei territori, e, al tempo stesso, limitarne il raggio d’azione, frustrarne le pretese e reprimere abusi e soprusi.

Primi segnali di declino

La Sesta Dinastia inizia sotto auspici veramente fausti. La potenza Egiziana è al culmine; dalla Nubia, dal Sinai con le sue miniere, dal Retenu e dalla Fenicia arrivano i ricchi frutti degli scambi commerciali.

La linea dinastica della Quinta Dinastia si era interrotta per la mancanza di discendenza del Faraone Unas e salì quindi al trono il Re Teti, di cui non conosciamo le origini.

I problemi legati alla difficile successione pare che abbiano creato una parentesi di disordine visto che il nuovo Re sceglie per sé, come nome di intronazione, “Colui che pacifica le Due Terre”, alimentando il sospetto che si fossero manifestate alcune spinte disgregatrici nel breve interregno.

Piramide
di Unas, Saqqara
Camera del Sepolcro della Piramide
di Unas.

Teti I fu un sovrano determinato ed energico e durante il suo regno si continuò sulla linea dei predecessori e continuarono anche le spedizioni fuori da Kemet, in Nubia e, pare, fino alla terra di Punt ( Corno d’Africa). Ma gli scricchiolii che avevano caratterizzato la parte finale della Quinta Dinastia, che si manifestavano con continue tentazioni separatiste, minacciavano di continuo l’integrità dell’Egitto.

Teti che indossa la corona dell’Alto Egitto.

Probabilmente, secondo credibili indizi, Teti venne assassinato da un usurpatore, certo Userkara, che ebbe vita e regno effimeri, forse meno di un anno. Quindi la vedova di Teti, la Regina Iput, protesse e garantì la salita al trono di un figlio del marito ( non suo, bensì generato da una Regina secondaria di cui non conosciamo il nome) di nome Pepi ( I ) che, per l’età infantile non poteva regnare che sotto la sua tutela.

La Piramide di Teti. Da notare lo scadimento della qualità dei materiali di riempimento e della struttura: Breccia di calcare e mattoni di fango.
Cartiglio di Userkara: ebbe un regno effimero su alcune province del Basso Egitto.

Questo Faraone ebbe un regno molto lungo ( da non meno di quaranta anni documentati ai cinquanta citati da Manetone) e abbiamo notizia di un evento estremamente interessante che ci aiuta a intuire il momento precario che viveva allora lo Stato Egiziano.

Un certo Uni, Visir e altissimo dignitario di totale fiducia del Re, ci narra nella sua autobiografia di essere stato nominato giudice in un processo d’eccezione: una importante dama dell’harem che vantava il titolo di Grande Favorita, aveva ordito una cospirazione per favorire la presa del potere di un suo figliolo. Fu scoperta e processata e sicuramente punita anche se non conosciamo in quale modo.

Piccola statua del Re Pepi I assiso; sullo schienale il falco Horus ne manifesta la protezione divina. Alabastro

Un Regno lunghissimo, troppo?

A Pepi I successe il figlio Merenra che continuò nel segno della tradizione durante il suo regno durato, forse, solo nove anni. Alla sua morte il trono passò a un fratellastro, un fanciullo di circa dieci anni anch’egli di nome Pepi ( II ).

Delizioso gruppo familiare in alabastro di piccole dimensioni. Il Faraone Pepi II, fanciullo, siede sulle ginocchia della madre. Da notare: il bimbo non è rappresentato nell’iconografia standard dei bambini, con il capo rasato salvo una sola treccia che scende a lato da una tempia, ma come un adulto di piccole dimensioni che indossa il copricapo Nemes. Ciò indica che, nonostante l’età, il fanciullo è nel suo completo ruolo di regnante.

Quest’ultimo Re ebbe vita lunghissima e, senza arrivare all’esagerazione dei 90 anni anni di regno attribuiti da Manetone, abbiamo però prova che non regnò per meno di 70 anni.

Statua in bronzo fuso del Faraone Pepi II in grandezza quasi naturale. Il manufatto dimostra l’incredibile maestria raggiunta dagli atelier degli scultori egizi. 2250 AC circa.

Una illuminante parentesi che ci mostra l’entusiasmo infantile di questo Re, è una interessante missiva mandata al comandante di una spedizione che stava rientrando dai lontani confini dell‘Africa Nera.

Il Re, che aveva avuto notizia dell’esistenza di un Pigmeo fra tutti i beni esotici acquisiti con gli scambi commerciali, scrive al suo Ufficiale manifestando impazienza e trepidazione nell’attesa di ricevere a corte questo “ nano” che lo incuriosiva oltremodo.

Un desiderio infantile

Pigmeo di etnia Baka.

Le spedizioni verso la Nubia e Kush, riportavano sempre, oltre a qualche prigioniero, beni di lusso e animali esotici per il divertimento della Corte, ma questa volta il piccolo Re dichiara la sua eccitazione e scrive : “ vieni dunque in barca alla Residenza, immediatamente. Lascia gli altri e porta con te questo nano, che tu riporti dal Paese degli Orizzonti, vivo, sano e salvo, per le danze del Dio e per rallegrare il cuore del Re. Se egli è con te sulla nave, disponi degli uomini capaci, che stiano accanto a lui ai due fianchi della nave per evitare che cada nell’acqua. Se dorme la notte metti degli uomini capaci a dormire intorno a lui nella sua cabina. Fai un controllo dieci volte per notte. La Mia Maestà desidera vedere questo nano più che tutti i prodotti delle cave di Punt. Se arrivi alla Residenza e questo nano è con te, vivo e sano e salvo, la Mia Maestà ti darà una ricompensa più grande di quella data al tesoriere del Dio Urgedebda ai tempi di Isesi”.

Gli scricchiolii che si erano percepito prima del suo regno diventano rumori sempre più forti man mano che passano gli anni. La Nubia diventa terra infida e pericolosa, luogo di rivolta e di rivalsa; la struttura dell’amministrazione ha aspetti sempre più simili a una coacervo di piccole, orgogliose ed egoiste entità feudali.

Il problema dei regni troppo lunghi, fatto salvo il rispetto per chi ebbe la fortuna di una vita prospera e durevole, era che non rappresentavano certo evenienza positiva per la stabilità dello Stato.

In un mondo che a cinquant’anni vedeva in un uomo un vecchio sopravvissuto, averne oltre ottanta significava non possedere più da molto tempo l’energia, la lucidità e la determinazione necessaria a un compito arduo come il governo di Kemet.

Il Re dipendeva in tutto dai suoi notabili periferici, che ormai si comportavano come Principi, senza avere la fredda e severa capacità di contrastarne gli appetiti e il coraggio di schiacciarne la protervia, ove occorresse.

Troppi interessi nel Palazzo

Inoltre in un contesto dove tra mogli ufficiali, dame dell’Harem e concubine si potevano facilmente contare molte decine di presunte Regine e anche centinaia di nati con il titolo di “ principe”, il problema di una efficace successione diventava un rebus intricatissimo.

Già era cosa ardua che tra i primi discendenti concepiti con la “ Grande Sposa Reale” se ne potesse trovare qualcuno ancora vivente, e inoltre la pletora dei pretendenti di seconda categoria si era a sua volta moltiplicata con incroci di sangue complicati e inestricabili.

Piramide di Pepi II. Anche se non si vedono più gli enormi blocchi squadrati delle Piramidi della IV Dinastia, si tratta comunque di una costruzione realizzata in pietra e molto più pregiata ed accurata di quella di Teti.

Fatto sta che ( in un evento che ritroveremo spesso nei secoli successivi) alla morte di Pepi II successe un altro Faraone, Merenra II, anch’esso effimero e insignificante, che scomparì probabilmente dopo un solo anno di regno.

Il primo Faraone donna.

Fu allora che per la prima volta ( prima nel senso di prima “documentata” poiché è molto probabile che già in passato si fossero verificati altri casi di reggenze divenute vere e proprie prese di potere) salì al trono una Regina: la moglie di Merenra II, la Grande Sposa Reale Nitocris, che assurse al trono e si attribuì ruolo e insegne di Faraone.

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